Lucia Coppola - attività politica e istituzionale | ||||||||
Legislatura provinciale
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Comune di Trento
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Trento, 29 maggio 2013 La Camera dei Deputati, nella seduta del 28 maggio 2013, ha finalmente ratificato le legge contro la violenza sulle donne, proprio nel triste giorno in cui avvenivano i funerali della ragazzina di quattordici anni, Fabiana, barbaramente accoltellata e poi bruciata dal fidanzato di 17. La situazione nel nostro paese e nel mondo rendeva ormai necessario è indispensabile l'adottare misure legislative e di altro tipo per esercitare “la debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza”. La Convenzione, votata all'unanimità, 545 sì su 545 presenti, ci consegna finalmente l'immagine di un paese civile, quanto meno nelle sue istituzioni rappresentative. Lo stesso, purtroppo, non si può dire del paese reale riguardo al terribile fenomeno del femminicidio che lo attraversa da Nord a Sud, coinvolgendo tutte le classi sociali, le generazioni, le condizioni professionali e culturali. Una violenza sorda e implacabile, con centinaia di donne morte ogni anno, migliaia soggette a maltrattamenti fisici e psicologici, fenomeni crescenti di stalking e di bullismo per quanto riguarda le più giovani. Troppi sono, inoltre, i bambini e le bambine privati dell'affetto più caro e indispensabile: quello materno. E troppi gli uomini che esercitano la forza bruta come unico modo di relazionarsi alle loro mogli, compagne, fidanzate, figlie, sorelle. La Convenzione di Istanbul punta a gettare le basi anche per una tutela preventiva, intervenendo non solo sul piano della repressione, comunque necessaria, ma anche della prevenzione, dell'assistenza alle donne e ai loro figli che si trovano in situazioni pericolose per la loro incolumità. Punta alla sensibilizzazione culturale e all'educazione, nelle famiglie, nella scuola, nella società. Grande è la responsabilità di chi, avendo a che fare con bambini e ragazzi, non crei situazioni tese al rispetto dell'altro/a, alla valorizzazione delle differenze in generale e in particolare di quelle di genere, a processi egualitari, all'educazione alla pace e alla convivenza non solo verso chi è lontano e diverso da noi (per provenienza geografica, colore della pelle, credo religioso, abitudini, cultura), ma anche verso chi ci è prossimo e affine. E' evidente che questo importante documento che l'Italia ha sottoscritto, quinto paese dopo Montenegro, Turchia, Albania e Portogallo, non tutela di per sé le donne che vengono sistematicamente sottoposte alla forza bruta e alla violenza. Si deve nutrire di risorse finanziarie che mettano in moto politiche virtuose e non più rinviabili: i centri anti-violenza innanzitutto, la difesa legale, l'assistenza economica di chi deve scappare dalla propria casa, l'avvio a nuove occupazioni e a una nuova vita, lontana dall'odio, le case-famiglia che custodiscano mamme e bambini nell'emergenza. Il sostegno psicologico e medico alle vittime. Deve poi prevedere processi di acculturazione, che partano dalle nuove generazioni e prevedano attività mirate nelle scuole di ogni ordine e grado (il bullismo, il senso di superiorità e onnipotenza cominciano presto), per raggiungere quel mondo adulto sul quale forse è ancora possibile intervenire. Per dirottare le pulsioni, insegnare il dialogo, la compassione e l'amore. E' anche necessario recuperare tante donne, che si considerano meno di niente, al rispetto di sé, alla cura, alla rivendicazione del diritto alla vita e alla consapevolezza che nessuna violenza può essere giustificata. Convincerle a denunciare, a difendersi, a non subire. E' importante crescere figlie/ragazze che sappiano riconoscere il mostro della porta accanto che, come è avvenuto per la giovane Fabiana, ha magari le fattezze gradevoli e le pretese d'amore del fidanzatino di turno. Le donne devono acquisire la consapevolezza del loro valore, del diritto alla felicità e alla serenità che tutte ci riguarda; devono sapere che a un primo schiaffo inevitabilmente ne seguiranno altri e che loro di certo non hanno fatto niente per meritarselo. Dobbiamo crescere figlie forti, coraggiose, consapevoli e figli responsabili, capaci di esprimere affetto e comprensione, di amare nell'unico modo possibile: quello del rispetto, della tenerezza, della gioia condivisa. Tutto ciò presume politiche mirate, buone pratiche quotidiane e non estemporanee, investimenti finanziari certi a livello nazionale e locale: per far uscire il nostro paese da questo tunnel crescente di ferocia e di dolore. Lucia Coppola |
LUCIA COPPOLA |
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